Vino naturale: 4 motivi per cui dobbiamo sempre preferirlo al "tradizionale"
Il vino naturale è completamente diverso dalle etichette che normalmente troviamo in commercio: scopriamo i suoi benefici, nonché i pro e i contro.
Negli ultimi tempi si fa un gran parlare di vino naturale, ma qualcuno crede che etichette di questo tipo non abbiano alcuna marcia in più rispetto alle altre. Altri ancora pensano che naturale sia sinonimo di biologico o biodinamico. In realtà, c’è un motivo ben preciso se determinate bottiglie hanno questa particolare denominazione, che in ogni modo non equivale alla dicitura "bio". Molto probabilmente, la confusione è generata anche dalla mancanza di una normativa europea ad hoc. Vediamo cos’è il vino naturale, quando e perché può essere definito tale e quali sono le aziende italiane più conosciute.
- Vino naturale: cos'è e perché è differente dagli altri
- Naturale, biologico o biodinamico: quali sono le differenze
- Pro e contro del vino più puro
- Vino naturale e grande distribuzione: un matrimonio che non si può fare
- Vini naturali italiani: le cantine più famose
Vino naturale: cos’è e perché è differente dagli altri
Il vino è considerato l’alcolico più sano, ma questo non significa che sia automaticamente naturale. La base di partenza è uguale per tutte le bottiglie che troviamo in commercio ed è l’uva, ma la differenza sta nelle ‘aggiunte’ utilizzate dai vari produttori vinicoli. Pertanto, un vino viene definito naturale quando si ottiene senza l’uso di sostanze chimiche (come pesticidi di sintesi, erbicidi, insetticidi), senza l’aggiunta di lieviti o enzimi che aiutano la fermentazione, zuccheri o mosti concentrati. Inoltre, le uve devono essere state raccolte manualmente senza chiarificazione e micro-filtrazione. Un solo additivo viene ammesso, l’anidride solforosa, ossia una molecola che preserva il vino, nella dose massima di 30/40 mg a litro (contro i 200mg delle etichette non naturali).
È bene fare una precisazione: durante il processo di fermentazione alcolica, si formano naturalmente piccole quantità di solfiti. Di conseguenza, sono diversi i produttori vinicoli che scelgono di non aggiungere la solforosa. Lo scopo, ovviamente, è quello di ottenere un nettare di Bacco più puro possibile, senza preoccuparsi delle richieste del mercato. Bisogna considerare, infatti, che i vini, non essendo alimenti, non hanno l’obbligo di contenere in etichetta tutti gli ingredienti utilizzati. In parole povere, anche se inconsapevolmente, i consumatori possono ritrovarsi a bere un calice il cui contenuto è stato vinificato con diverse sostanze, come: gelatina alimentare, proteine vegetali di frumento o piselli, colla di pesce, caseina e caseinati di potassio, uovo albumina, bentonite, diossido di silicio, caolino, tannino e gomma arabica.
Naturale, biologico o biodinamico: quali sono le differenze
Scegliendo un vino naturale, oltre a consumare un nettare più puro, si evita di ingerire ingredienti tutt’altro che salutari. In sostanza, si beve soltanto ciò che l’uva utilizzata contiene nella sua forma originaria. Volendo fare un paragone alimentare, pensiamo alla marmellata prodotta utilizzando solo la frutta e i suoi zuccheri. Etichette di questo tipo sono diverse anche per quel che riguarda i vitigni, sempre curati in modo sostenibile ed ecologico.
Il vino naturale non va confuso con quello biologico. Proviene sempre da un’agricoltura biologica, ma non viene mai tecnologicamente e chimicamente trattato e manipolato in cantina come invece accade spesso con le etichette biologiche. È diverso anche dal vino biodinamico perché, pur essendo ottenuto tramite uve coltivate con un sistema omeopatico e astrologico a base di erbe, minerali e tecniche di compostaggio secondo i principi di Rudolf Steiner, non presenta garanzie sul processo di vinificazione.
Pro e contro del vino più puro
Il più grande pregio delle etichette naturali sta proprio nella purezza, ma non dobbiamo dimenticare che è migliore anche per quel che riguarda la salute e l’ambiente. Ciliegina sulla torta: è più economico delle bottiglie ‘commerciali’. Ci sono, però, dei contro che non possiamo fare a meno di evidenziare. Innanzitutto, gli enti certificatori europei non riconoscono la dicitura "vino naturale", per cui non esiste un riconoscimento giuridico per i viticoltori che abbracciano questo vecchio modo di produzione. Pertanto, l’unico modo per essere certi di bere un nettare di Bacco di questo tipo è conoscere il produttore e, magari, avere la possibilità di visitare le sue vigne e la cantina.
Un altro svantaggio riguarda l’aspetto e il gusto, diversi a quelli a cui siamo abituati. Potrebbe, ad esempio, avere un colore aranciato, dato dalla macerazione nelle bucce, oppure essere torbido con sedimenti accumulati sul fondo. Anche in questo caso, un paragone alimentare può aiutare ad avere maggiore chiarezza. Pensiamo alla Nutella e a una crema di nocciole fatta in casa priva di additivi: se siete abituati a mangiare la prima, la seconda vi farà quasi ribrezzo, o comunque non vi soddisferà. Eppure, basta abituare il palato al vero gusto degli alimenti per capire che quella differenza che all’inizio appare abissale è sinonimo di qualità. Per quanto riguarda il sapore, non utilizzando altri ingredienti se non quelli propri dell’uva, il vino naturale non ha mai lo stesso gusto. Di conseguenza, non può essere prodotto in serie. Inoltre, appena aperto potrebbe emanare un odore poco piacevole, ‘inconveniente’ che si aggira lasciandolo decantare qualche ora prima del consumo.
Vino naturale e grande distribuzione: un matrimonio che non si può fare
I contro di cui abbiamo parlato rendono il vino naturale poco allettante per la grande distribuzione, ma non è solo una questione di aspetto e gusto. Ci sono anche delle problematiche riguardanti il trasporto e la conservazione che hanno un peso non indifferente. Il motivo è presto detto: a causa della mancanza dei conservanti, queste etichette sono a rischio deterioramento, per cui devono essere trasportate e conservate correttamente. Quanti sono disposti ad avere queste accortezze? Pochi, forse nessuno.
Il rischio del deterioramento, infatti, può essere evitato trasportando il vino naturale con furgoni refrigerati o in tempi rapidi così da non esporlo ad alte temperature. Queste ‘regole’, però, non si sposano con i ritmi frenetici e le ‘politiche’ poco costose della grande distribuzione, ergo: il "matrimonio non s’ha da fare".
Vini naturali italiani: le cantine più famose
In Italia ci sono diversi produttori di vini naturali. Di seguito, i nomi più famosi del Belpaese:
- Arianna Occhipinti: le sue vigne sono in Sicilia e vengono lavorate in maniera tradizionale. Le sue etichette sono apprezzate in tutto il mondo per la genuinità del vino;
- La Stoppa: azienda fondata alla fine del XIX° secolo, è situata in Emilia-Romagna;
- Giotto Bini: i vigneti sono a Pantelleria e le lavorazioni seguono il ritmo dell’isola;
- Valentini: tra le sue etichette, quella più famosa è il Trebbiano d’Abruzzo.