Perché la Vigilia di Natale si mangia il pesce?

A Natale non ci sono regole, ma il giorno della Vigilia si mangia solo pesce: ecco perché e quando è nata questa tradizione gastronomica.

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A Natale ogni regione d’Italia ha le proprie tradizioni, ma il giorno della Vigilia c’è una regola non scritta che vige per tutti o quasi: si mangia il pesce, senza se e senza ma. Baccalà, salmone, capitone, aringa, gamberi e chi più ne ha ne metta. Non importa cosa si sceglie, ciò che conta è consumare prodotti ittici. Vi siete mai chiesti il perché di questa usanza? In molti credono che sia soltanto una regola imposta dalla religione cristiana, ma la verità è leggermente diversa, più ricca. Ripercorriamo la storia popolare del 24 dicembre e vediamo quali sono le ricette più in voga in questo speciale giorno dell’anno.

La tradizione di mangiare il pesce alla Vigilia di Natale

In Italia, fin dalla notte dei tempi, nel giorno della Vigilia di Natale si mangia il pesce, mentre il 25 dicembre ognuno è libero di consumare ciò che preferisce, sia carne che qualsiasi altra prelibatezza. Vi siete mai chiesti il perché di questa usanza? Anche se in molti credono che sia soltanto una regola dettata dalla religione, alla base ci sono delle influenze storiche e culturali che vale la pena evidenziare.

Secondo la religione cattolica, il 24 dicembre è un giorno "di magro", in cui si dovrebbero mettere in talvolta soltanto alimenti poveri. Un segno di devozione e rispetto in vista della nascita di Gesù, sancito nel 1917 dal Codex Iuris Canonici (Codice di Diritto Canonico), che stabiliva l’astinenza dalla carne e il digiuno nei giorni che precedevano la Pentecoste, l’Assunta, tutti i Santi e il Natale. Nel 1966, però, la Costituzione Apostolica Paenitemini di Paolo VI ha cambiato le carte in tavola, imponendo il digiuno solo durante il Mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo e l’astinenza dalla carne tutti i venerdì dell’anno, ma non il 24 dicembre. È bene fare un’altra precisazione: per i cristiani, grazie anche alle Sacre Scritture, il pesce ha sempre avuto una certa importanza.

Ma c’è dell’altro. Un tempo la carne era un alimento di lusso che in pochi si potevano permettere, mentre il pesce era meno caro e, per diverse regioni italiane, più facile da reperire. Oggi, la situazione si è completamente ribaltata: la carne, soprattutto con la diffusione degli allevamenti intensivi, si trova a buon mercato, mentre il pesce ha raggiunto prezzi stellari. Tornando a Bomba, la tradizione di mangiare pesce il giorno della Vigilia di Natale ha radici sia religiose che culturali. Oggi, anche se il suo consumo non viene imposto né dalla Chiesa Cattolica né tantomeno dalla reperibilità della materia prima, questa usanza popolare continua a essere molto sentita.

Vigilia di Natale in Italia: le tradizioni gastronomiche più famose

Chiarito il motivo per cui il 24 dicembre si mangia il pesce, è curioso scoprire quali sono le ricette più famose d’Italia. Come vuole la tradizione, i piatti forti dei giorni di festa variano in base alla regione, ma spesso le differenze sono talmente sottili che soltanto uno chef dal palato sopraffino potrebbe accorgersene. Dal salmone all’astice, passando per l’aragosta, il capitone, le sarde e le vongole: sono tanti i protagonisti della Vigilia di Natale made in Italy.

In Campania, una delle zone in cui le tradizioni gastronomiche si rispettano in modo quasi ossessivo, le tavole dei giorni di festa sono principesche. Abbondanza è la parola d’ordine, ma non si devono mai perdere di vista le usanze che si tramandano di generazione in generazione. Dai deliziosi moscardini alla Luciana al capitone fritto alla napoletana, passando per l’insalata di polpo, gli spaghetti alle vongole, le orate all’acqua pazza e la frittura di calamari. Il pasto non si dichiara concluso se non si porta in tavola la classica e super condita insalata di rinforzo.

Una ricetta che si consuma in tutta Italia, seppure con alcune varianti e personalizzazioni, è il baccalà fritto. In alcune zone si cuoce con una pastella ad hoc, in altre a mo’ di frittella. Per molti abitanti del Belpaese la Vigilia non è tale se non si porta in tavola una bella anguilla marinata, alimento che secondo la tradizione porta fortuna, o un delizioso caciucco. Un’altra ricetta molto in voga in tutto lo Stivale è il cosiddetto sugo di magro, con pomodoro, tonno, alici, capperi e olive verdi e nere. "La morte sua", come direbbe l’indimenticabile Sora Lella, sono i bucatini, ma in mancanza vanno bene anche gli spaghetti.

Senza ombra di dubbio, la ricetta più particolare è quella che si consuma in Veneto: i cornioi, ossia delle lumache cucinate con vino bianco, aglio, burro, olio, prezzemolo e sedano. Il piatto più scenografico, invece, si prepara in Liguria ed è il cappon magro, una squisita pietanza a base di diverse varietà di pesci e verdure. Una menzione speciale va anche alla Sicilia con le sue sarde a beccafico, una sorta di involtini paradisiaci ripieni di pinoli, uvetta e pangrattato.

I dolci della Vigilia di Natale

I dolci della Vigilia di Natale meritano un discorso a parte. Mentre sul pesce c’è una regola non scritta che tutti – o quasi – rispettano, per quel che riguarda le ricette zuccherose non c’è limite alla fantasia. Ovviamente, le tradizioni regionali si fanno sentire anche nel settore della pasticceria, ma ci sono alcuni must have che ormai accomunano tutta Italia: panettone, pandoro e torrone registrano la loro presenza in tutte le abitazioni nostrane, anche se qualche volta finiscono per essere solo parte dell’addobbo natalizio.

Tra i dolci tipici delle festività di dicembre, a prescindere dalle varianti regionali, quelli che vanno per la maggiore sono: gli struffoli, il frustingo, il croccante alle mandorle, i mostaccioli, il ronchetto, le pettole, il panpepato, il pandolce e i ricciarelli. Quasi tutte le prelibatezze del settore pasticceria che si consumano durante il Natale hanno due ingredienti in comune: la frutta secca e le spezie. Pensiamo, ad esempio, al frustingo marchigiano, nato come dolce dei poveri ma in realtà molto ricco e sostanzioso. Il suo gusto particolare è dato proprio dalle materie prime che devono essere mescolate con maestria: dai fichi secchi alle mandorle, passando per le noci, il cacao amaro, il cioccolato fondente, l’uva passa, la cannella, l’anice verde e il rum. E’ quasi impossibile, almeno per coloro che non sono abili in cucina, distinguere tutti gli ingredienti che lo compongono.

Il dolce perfetto per le vacanze

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