Sant'Antonio da Nord a Sud Italia: i piatti tipici del 17 gennaio

Il 17 gennaio si festeggia Sant'Antonio: ecco quali sono i piatti tipici di questa ricorrenza che, per molti, segna l'inizio del Carnevale.

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Finiti i bagordi di Natale, appassionati di food e non si concentrano sul Carnevale. In molte zone d’Italia, il periodo carnascialesco inizia il 17 gennaio, nello stesso giorno in cui si festeggia Sant’Antonio Abate, il protettore degli animali. Una ricorrenza ancora oggi molto sentita in tutto il Belpaese, per qualcuno legata soprattutto al santo dalla barba bianca, per altri al periodo più pazzo dell’anno. Ripercorriamo le origini di questa festività, facendo un viaggio nelle usanze e nelle tradizioni gastronomiche italiane, da Nord a Sud passando per il Centro.

Il 17 gennaio è Sant’Antonio: origini e usanze

Sant’Antonio, celebre nemico del demonio e grande amico degli animali, si festeggia il 17 gennaio di ogni anno. Considerato uno dei santi più amati e onorati in tutto il mondo, ha una grande importanza anche per la cultura popolare. Nato in Egitto intorno al 251 d.C., dopo essersi spogliato delle sue ricchezze si è ritirato nel deserto e ha dedicato la vita alla preghiera. Secondo la leggenda, ha lottato contro il demonio, che si è presentato a lui sotto diverse forme. Grazie alla sua fede, ha respinto tutte le tentazioni ed è diventato il massimo esempio di resistenza alle forze del male.

Non è famoso soltanto per essere diventato il nemico di "Satanasso", ma anche per essere il patrono degli animali, dei macellai, degli allevatori e dei contadini. La leggenda racconta che, mentre era in viaggio attraverso il mare, una scrofa lasciò ai suoi piedi un maialino molto malato. Grazie alle preghiere di Antonio, il piccolo animale guarì e diventò il suo migliore amico. Secondo un altro racconto, un giorno il santo scese negli inferi per salvare alcune anime e per distrarre il diavolo mandò avanti il suo maiale con una campana al collo. Grazie a questo piccolo escamotage, rubò anche il fuoco infernale e lo donò agli uomini.

Le leggende attorno alla figura del santo dalla barba bianca sono davvero tante, così come le usanze. In molte città italiane, il 17 gennaio si svolge la benedizione degli animali, domestici e non. I sagrati delle chiese si riempiono di cani, gatti, mucche, pecore e chi più ne ha ne metta, si celebra la santa messa e si aspetta la consacrazione del sacerdote. Non solo celebrazioni religiose, ma anche ‘scaramantiche’. In diverse località, da Nord a Sud, vige la tradizione di accendere i cosiddetti fuochi di Sant’Antonio. Qualcuno lo fa per allontanare le forze del male, altri per ricordare la leggenda del fuoco e altri ancora per "bruciare il vecchio" e fare spazio al nuovo. Specialmente in campagna, il falò è anche un rito propiziatorio per assicurarsi un raccolto abbondante e un simbolo di rinascita, in vista delle giornate che pian piano si allungano tornando a donare più ore di luce.

Come avrete facilmente intuito, i racconti e i festeggiamenti legati al 17 gennaio sono strettamente collegati alla realtà contadina e rurale. Oggi, tralasciando la religione, per molti questa giornata rappresenta l’inizio del Carnevale o un’occasione per trascorrere un po’ di tempo con familiari e amici. Le tradizioni gastronomiche – visto che parliamo dell’Italia non potrebbe essere altrimenti – sono ricche e variano da regione a regione. Alcune ricette sono simili e si differenziano giusto per un paio d’ingredienti, mentre altre sono completamente diverse. Prima di vedere quali sono i piatti tipici di Sant’Antonio, una precisazione è d’obbligo. Un tempo, proprio per rispettare l’amore del santo nei confronti degli animali, in questo giorno non si consumava carne e i macellai e i contadini si astenevano dall’uccidere le bestie, tirando a lucido le stalle. Oggi non è più così e molte delle prelibatezze che si consumano durante la giornata sono proprio a base di carne, specialmente maiale.

I piatti tipici di Sant’Antonio: da Nord a Sud Italia

L’Italia, ricca di ricette particolari dedicate a ogni periodo dell’anno, non poteva farsi trovare ‘impreparata’ nel giorno del santo dalla barba bianca. In Abruzzo e in Umbria il 17 gennaio si prepara una ricetta molto simile, in entrambi i casi nata per sfamare i cittadini più poveri, che ha lo stesso nome: il piatto di Sant’Antonio. Per gli abruzzesi sono maccheroni con ragù di pecora, mentre per gli umbri è un pasto completo, composto da una porzione di maccheroni al ragù, due fette di carne in umido, due salsicce, due polpette in umido, pane, mezzo litro di vino e due mele. Se vi trovate ad Assisi o in altre cittadine della zona durante questa particolare ricorrenza, ricordate che molti ristoranti e agriturismi offrono la possibilità di mangiare il piatto a un prezzo simbolico, proprio come vuole la tradizione. In Abruzzo, specialmente nella zona dell’Aquila, non potete perdervi un altro piatto tipico di questo periodo: la panetta (una specie di focaccia agrodolce di farina, uova, anice e sale) condita con fave cotte. Immancabili anche i celli ripieni, ossia una sorta di biscotti di pasta frolla a forma di uccellino con marmellata d’uva all’interno.

In Sardegna, invece, trionfano soprattutto i dolci, con tre specialità che in questa giornata si trovano ovunque: cotzuleddas, pirichittus e pistiddu. Stessa inclinazione nel Lazio, dove troviamo il Biscotto, ossia una treccia dolce di pane profumato all’anice. Parecchio rinomate, sia in territorio laziale che in Toscana, sono le frittelle di cavolfiore, che possono essere declinate in versione dolce o salata. Il fritto regna sovrano anche in Puglia, con i porceddhruzzi, delle frittelle ricoperte di miele chiamate così perché la loro forma ricorda il maialino tanto caro al santo.

Spostandoci in Lombardia, sono ancora le ricette dolci a fare da padrone. Tra il chisöl, una deliziosa ciambella dolce della stessa consistenza della sbrisolona, e i tortelli di Sant’Antonio, molto simili alle castagnole, il pieno di zuccheri è garantito. Per riassaporare pietanze salate dobbiamo trasferirci in Campania, dove il 17 gennaio fa rima con la past’e‘llessa, ossia una pasta in bianco con le castagne lesse e abbondante peperoncino. Questa ricetta è tipica soprattutto della zona di Caserta, mentre nelle altre località si consumano anche i maltagliati con ragù di salsiccia, le alici ‘mbuttunate o la zuppa di fave fresche.

Tradizione salata anche in Molise, dove si consuma un piatto chiamato trachiulella e panuntella, ossia delle cotolette di maiale adagiate sul pane casareccio tostato e unto di peperoncino. In quasi tutta Italia, invece, si usa preparare dei piccoli panini, che possono essere sia dolci che salati, che vengono fatti benedire durante le funzioni religiose e poi consumati. Non sono soltanto le persone a mangiarli ma anche gli animali, per garantirsi una protezione dalle malattie.

Anche se ogni regione del Belpaese ha le proprie tradizioni gastronomiche, quasi ovunque si porta in tavola il maiale, specialmente alla brace. Un po’ perché era l’animale caro a Sant’Antonio, un po’ perché, un tempo, con il grasso dei suini si curava ogni male. C’è anche un’altra motivazione che non possiamo fare a meno di sottolineare: il 17 gennaio inizia il Carnevale, l’ultimo periodo di bagordi prima della Quaresima e dei suoi quaranta giorni di astinenze. Oggi, molto probabilmente, in pochi si sottopongono a questa ‘penitenza’, ma quasi tutti godono delle prelibatezze carnascialesche pensando alla dieta che seguiranno fino al banchetto pasquale, per cui esagerare a tavola è quasi un obbligo.

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