Il pistacchio è il trend alimentare del 2025, ma il mercato è in affanno
Tutti pazzi per il pistacchio, tanto che possiamo già dire che è il trend alimentare più forte del 2025. C'è un solo problema: il mercato è in affanno.

Da qualche anno a questa parte, il pistacchio sta vivendo una specie di seconda vita. Un tempo considerato una semplice varietà di frutta secca, oggi è molto di più, tanto che è considerato il trend alimentare più cool del 2025. Dagli antipasti ai dolci, passando per i primi, i secondi e perfino per le bevande: ormai è ovunque. Ed è proprio a causa di questo enorme successo globale, che il mercato sta iniziando ad andare in sofferenza.
Il pistacchio è il trend alimentare più forte del 2025
Il pistacchio non ha mai vissuto una stagione così fortunata, ma il suo non possiamo considerarlo del tutto un successo tardivo. Fino a oggi e limitandoci a una visione solo italiana, questa varietà di frutta secca era appannaggio della dieta di pochi, specialmente degli abitanti del Sud del Paese. Da una decina d’anni a questa parte, complice soprattutto il mondo virtuale, questi saporiti semi verdi sono arrivati sulle tavole di tutti.
Dai semplici pistacchi salati da mangiare a quelli sgusciati, passando per il pesto e la crema: ormai è una tendenza generale, sia per le ricette dolci che salate. La dimostrazione ci arriva dalle scelte dell’industria alimentare, che li mette ovunque, perfino nella pasta, nel salame e nei formaggi. Basta entrare in un supermercato qualsiasi del Belpaese per rendersi conto del boom, eppure l’Italia, nonostante la varietà di Bronte sia buonissima e molto conosciuta, rappresenta solo l’1% della produzione mondiale.
Alla luce di ciò, sorgono spontanee alcune domande: qual è maggiore produttore del pianeta? Possiamo davvero parlare di carenza a causa dell’esplosione di questa nuova tendenza?
Pistacchio: chi è il maggior produttore
Originaria del bacino Mediterraneo (Persia, Turchia), la pianta del pistacchio – dal greco pistàkion – viene coltivata fin dalla notte dei tempi. Pensate che viene citato già nell’Antico Testamento e nelle cronache di Plinio il Vecchio. In Italia, la sua coltivazione è diffusa soprattutto in Sicilia, dove l’arbusto è arrivato ai tempi della dominazione araba, ma rappresenta soltanto l’1% della produzione mondiale (in settima posizione tra Grecia e Afghanistan) insieme alle colture di Puglia e Basilicata.
Il principale produttore è stato e continua a essere l’Iran, che da solo copre circa la metà del mercato mondiale. Subito dopo troviamo gli Stati Uniti (20% della produzione), seguiti da Turchia, Cina, Siria, Grecia, Afghanistan, Pakistan e India. Ovviamente, a guidare il settore per il 70% sono Iran e Cina, con un totale di 1 milione e 800mila tonnellate di pistacchi all’anno.
In ogni modo, la richiesta di pistacchio globale ha fatto sì che la produzione aumentasse ovunque, ma bisogna fare sempre i conti con la raccolta. In America, ad esempio, l’ultimo raccolto è stato scarso, per cui le scorte sono diminuite del 20% tra febbraio 2024 e febbraio 2025. Al contrario, l’Iran ha visto un amento del 40% tra ottobre 2024 e marzo 2025.
Ergo, possiamo stare tranquilli: per il momento, nessuno rimarrà a corto di ‘oro verde’. A oggi, a consumarne più quantità in assoluto è la Cina, che negli ultimi anni ha visto un incremento di consumo del 182,4%. Considerando che lo importano dagli Stati Uniti, la questione dazi avrà un peso non indifferente. Secondo le stime, entro il 2029, il mercato mondiale, raggiungerà i 5.282,52 milioni di dollari.