I peggiori piatti d'Italia e del mondo: le classifiche con qualche colpo di scena
La classifica dei peggiori piatti d'Italia e del mondo lascia un po' d'amaro in bocca, specialmente per le pietanze nostrane che sono finite in lista nera.
Paese che vai, tradizioni gastronomiche che trovi. Durante i viaggi, per immergersi nella cultura del posto dove ci si trova è necessario assaggiare le ricette tipiche, ma non sempre ci si può dire soddisfatti. A dire quali sono i peggiori piatti d’Italia e del mondo è la piattaforma Taste Atlas, che ha stilato la classifica dei 100 cibi che, a detta di oltre 600 mila viaggiatori, non rappresentano una gioia per il palato. Stupisce che il Belpaese, nazione famosa anche per l’ottima cucina, abbia conquistato non una, ma ben due posizioni a livello mondiale. Scopriamo quali sono le pietanze, nostrane e non, che sono finite nella lista ‘nera’.
- Peggiori piatti d'Italia: i primi dieci classificati
- I piatti peggiori al mondo: l'Italia conquista due posizioni
Peggiori piatti d’Italia: i primi dieci classificati
Come vuole la tradizione, il portale gastronomico Taste Atlas ha stilato la classifica dei 100 peggiori piatti al mondo, ossia la 100 worst rated foods in the world. La lista si basa sulle recensioni verificate degli utenti, che viaggiando in ogni parte del mondo, hanno avuto modo di assaggiare le ricette tipiche. Con la stessa dinamica, la piattaforma ha creato la top 10 delle pietanze italiane meno gradite ai turisti. Prima di vedere quali sono i cibi finiti nella lista ‘nera’, una precisazione è d’obbligo. Gli alimenti di cui parleremo, anche se bollati dalle persone come "worst foods", rappresentano un valore culturale e sociale per le popolazioni di riferimento. Ergo: possono anche non conquistare tutti i palati, ma non per questo devono essere descritti come disgustosi, pessimi o ripugnanti.
Partiamo dalla nostra cara Italia, ricca di tradizioni gastronomiche che ci invidiano in tutto il mondo. Al primo posto della classifica dei piatti peggiori troviamo i nervetti, ricetta tipica lombarda. Generalmente servita in insalata, la pietanza ha come protagonisti i piedini di vitello o altri tagli di carne meno nobili. I nervetti vengono cotti nel brodo per un paio d’ore, poi vanno separati dalle ossa e tagliati a listarelle sottili o a piccoli dadini. A questo punto, si condiscono con cipolla rossa, prezzemolo, olio, aceto, sale e pepe e si portano in tavola.
Seconda posizione per il risotto alle fragole, che per il suo gusto agrodolce non ha molti sostenitori. Con onestà, la sua presenza in classifica non sorprende perché parliamo di una ricetta innovativa, che non ha grande valore culturale. Al terzo posto troviamo la pizza mimosa, condita con mais, prosciutto cotto e mozzarella. In questo caso, un po’ di stupore c’è, visto che questo gusto di pizza è molto apprezzato dagli italiani.
La quarta posizione farà sicuramente infuriare gli abitanti della Capitale, visto che è occupata dalla trippa alla romana. L’ingrediente base è lo stomaco del bovino, cotto in abbondante passata di pomodoro e condito con formaggio pecorino grattugiato e qualche fogliolina di mentuccia. Un piatto che può anche non piacere, ma caposaldo della tradizione gastronomica laziale. Non solo, è molto apprezzato anche in altre zone del Belpaese. Al quinto posto c’è un dolce, la schiacciata con l’uva tipica della Toscana. Si tratta di una focaccia preparata con la pasta del pane già lievitata a cui si aggiunge l’uva fresca, che secondo la leggenda affonda le sue radici ai tempi degli Etruschi.
Il sanguinaccio ha conquistato la sesta posizione. Cucinato in tutta Italia, soprattutto Piemonte, Veneto, Lombardia e Calabria, è a base di frattaglie e sangue di maiale. Il suo sapore è molto forte, ma può essere più o meno accentuato in base agli ingredienti che si aggiungono. Forse è anche per questo che la sua posizione in classifica non stupisce più di tanto. Al settimo posto abbiamo un altro dolce, gli anicini, comuni in tutto lo Stivale, che non sono altro che biscotti secchi o morbidi all’anice. Possono non piacere, per carità, ma il retrogusto non è così deciso come si potrebbe pensare.
Subito dopo, precisamente all’ottava posizione, troviamo il pani ca meusa, ossia il panino con la milza, specialità siciliana. Uno street food che ha fatto la storia di Palermo, ma che, a quanto pare, i viaggiatori non apprezzano così tanto. Al nono posto abbiamo la coppia ferrarese, un prodotto di panificazione dell’Emilia Romagna che secondo la leggenda è nato per omaggiare Lucrezia Borgia. Chiude la classifica dei piatti peggiori d’Italia il brodetto di pesce, che si prepara in tutte le località di mare del Belpaese.
I piatti peggiori al mondo: l’Italia conquista due posizioni
La classifica dei piatti peggiori d’Italia, con estrema onestà, stupisce. Tralasciando il fatto che ci sono alcune pietanze che possono non piacere per il sapore forte, come il sanguinaccio o i Pani Ca Meusa, una domanda sorge spontanea: cosa sono abituati a mangiare i viaggiatori che hanno recensito i piatti su Taste Atlas? Forse un’idea possiamo farcela analizzando la 100 worst rated foods in the world.
Il primato della ricetta peggiore del globo va alla Svezia che, con i suoi blodplättar guida la classifica. Sono dei pancake preparati con sangue animale, generalmente di renna. Una precisazione è d’obbligo: solitamente, il sangue viene aggiunto solo per donare un colorito marroncino alla ‘frittella’. Il gusto, poi, cambia in base al condimento, che va dalle spezie alle cipolle, passando per la marmellata di mirtilli. Subito dopo troviamo un piatto della Lapponia, i blodpalt, gnocchi a base di farina di segale o orzo con sangue animale. Anche in questo caso si predilige la renna, ma negli ultimi tempi vengono utilizzati pure quelli di altre specie. La pietanza può essere farcita con cipolle e pancetta e cotta nel brodo di carne.
La Svezia torna a occupare il terzo posto in classifica con il calskrove, una sorta di calzone con all’interno nientepopodimeno che hamburger, cipolle, salse e patatine fritte. Un piatto unico, anche se verrebbe da dire più unico che raro. In quarta posizione compare l’Islanda con svið, una testa di pecora cotta sulla brace e servita con rape, gelatina di rabarbaro e purè di patate. Subito dopo, abbiamo la Thailandia con i deep-fried silk worms, ossia i bachi da seta fritti e conditi con sale, pepe e una salsa non meglio identificata, che probabilmente cambia in base all’estro creativo dello chef o presunto tale.
In sesta posizione compare il Cile, con il suo chapalele, una sorta di pane realizzato con patate e farina. Un prodotto che oggi, grazie ai social, è noto in tutto il pianeta, specialmente grazie alla particolare cottura all’interno di un buco scavato nel terreno. L’Inghilterra con i suoi jellied eels conquista il settimo posto. Piatto tipico inglese, le anguille in gelatina vengono solitamente servite con pepe bianco e aceto. Subito dopo ci spostiamo in America, che con i suoi ramen burger meritano l’ottava posizione. È il classico hamburger di carne, ma al posto del panino si usano fette di noodles fritti. Questa prelibatezza, se così vogliamo definirla, è nata nel 2013 su idea del food blogger Keizo Shimamoto.
Con la nona posizione torniamo in Thailandia, dove il kaeng tai pla è una ricetta rinomata. Un piatto dal gusto deciso, a base di interiora di pesce fermentate, condite con curry piccante e altri ingredienti, come: peperoncini, galanga, pasta di gamberi, curcuma, scalogno e citronella. Solitamente, viene servito con il riso a vapore e accompagnato con pesce secco, melanzane, germogli di bambù, fagiolini e altre verdure. Chiude la top ten di Taste Atlas l’aginares salata della Grecia. Si tratta di un’insalata di carciofi originari di Creta, condita con olio, limone, senape, aglio, aneto, sale e pepe.
Nella classifica dei 100 piatti peggiori al mondo troviamo due pietanze italiane che, fortunatamente, non si trovano nella top 10. Entrambe, vale la pena sottolinearlo, hanno conquistato un posto anche nella lista nostrana. Nello specifico, parliamo dei nervetti, in quindicesima posizione, e il risotto alle fragole, alla sessantaduesima.