La storia del tè
La storia del tè si sviluppa attraverso migliaia di anni e l'abitudine a gustare questa saporita bevanda si è andata diffondendo dalla Cina al resto del mondo seguendo riti ad abitudini che si sono differenziate sempre più.
Ancora oggi in particolare nei paesi di origine anglosassone viene comunemente consumato il rito del Tea Time, nato in epoca Vittoriana per soddisfare il languore tipico del pomeriggio ma anche per caratterizzare un’occasione mondana.
Il rito inglese del Five o’ Clock Tea è solo uno di quelli legati al tè.
Ogni società che ha fatto uso di questa bevanda ha creato un cerimoniale per celebrare l’estasi del bello, dell’armonia, della convivialità o semplicemente della mondanità e della gola.
Benvenuti nel viaggio nel fantastico mondo del tè, patrimonio di sapori e di usanze che risiedono nella notte dei tempi …
Il tè: la sua storia
Studi piuttosto recenti hanno stabilito che verde era già conosciuto in Cina più di 5.000 anni fa.
La bevanda, nata dall’infusione del tè con il più recente tè nero è entrata nel corso degli ultimi 3 millenni a far parte del patrimonio di molti paesi.
Il luogo di origine della pianta è ancora oggetto di discussione: alcuni attribuiscono la paternità negli altipiani della Cina sud-occidentale, altri la propongono nell’Assam o anche in Birmania.
La scoperta del tè, secondo i cinesi, và attribuita ad un loro imperatore, Shen Nung, vissuto a sud del Fiume Giallo, nella provincia di Honan. Di lui si dice che avesse la testa d’uomo ed il corpo di serpente e che fosse uno dei Tre Venerabili a cui l’umanità deve molte invenzioni ma che si dedicasse in prevalenza all’agricoltura, tanto da essere venerato come Il Divino Agricoltore.
Un’altra leggenda orientale è riferita da un viaggiatore tedesco di fine Settecento, il medico Engelbert Kampfger. In un suo trattato si narra la storia del pio Darma, figlio del re indiano Kosjuwo. Il principe era solito passare intere notti dedito a pratiche ascetiche, ma una volta che si lasciò vincere dal sonno, preso dall’ira nei suoi confronti per essere stato vinto, si strappò le palpebre e le gettò via. La mattina successiva da queste era nato un alberello sempreverde. Assaggiandolo egli scoperse il tè. L’episodio risalirebbe al 519 d.C.
Un’altra leggenda narra invece che il saggio cinese Gan Lu, convertitosi in India al buddismo, facesse poi ritorno nel suo paese portandosi dietro un piccolo involucro con semi di tè.
Nel periodo classico, quello in cui vide la luce la prima preparazione ( siamo intorno all’anno 850 ) in Cina prevalse l’uso di cuocere le foglie del tè a vapore, pestandole poi nel mortaio fino a ridurle in una massa compatta ed infine cucinandole con riso, zenzero, sale, scorza d’arancia, spezie, latte ed in qualche caso, anche con la cipolla.
A questo impasto, dalla consistenza simile ad uno sciroppo, si può avvicinare il tè con burro ancor’oggi preparato nel Tibet ed in alcune tribù mongole.
Nel periodo romantico (fino al 1279) il tè veniva invece frullato: su foglie di tè non fermentato precedentemente polverizzate in un mortaio di pietra, si versava l’acqua bollente; quindi l’infuso veniva sbattuto con un pennello di fibre di bambù fino ad avere un liquido piuttosto denso.
Fu proprio in questo periodo che il tè ebbe il momento maggiore di celebrità, con addirittura dei concorsi per la valutazione delle nuove miscele.
Con il passare del tempo, bere il tè non fu più considerato qualcosa di poetico ma una strada per giungere all’autocoscienza. Alcuni lo definirono addirittura un amaro-dolce mentre i monaci della setta zen meridionale si raccoglievano davanti all’effige di Darma e bevevano il tè da una sola coppa, con la solennità del sacramento.
Degna di menzione è la tradizione relativa ai 24 strumenti usati per la preparazione: dal tripode per le braci fino allo stipetto di bambù dove si riponevano i vari oggetti. A giudizio di Lu Yu (poeta e filosofo della dinastia T’ang, 68-907) le tazze più indicate sono quelle smaltate in azzurro, un colore che mette in evidenza il colore della bevanda.